GLOSSARIO

Anabattismo

Movimento plurale nato nel secolo della Riforma protestante del XVI secolo.
L’anabattismo prende il nome dalla pratica del ri-battesimo degli adulti che sarà poi anche fatta propria dai battisti dei secoli successivi. Gli anabattisti, però, non hanno mai usato questo termine per designarsi, perché non pensavano di “ribattezzare” qualcuno, dal momento che non consideravano valido il battesimo dei bambini. I figli degli anabattisti, non ricevendo alcun battesimo alla nascita, venivano battezzati una sola volta da adulti, se credevano.
L’origine del movimento può essere ricondotta alla costituzione della prima comunità anabattista avvenuta a Zollikon nei pressi di Zurigo nel 1525 sulla spinta della riforma promossa da Zwingli. Un gruppo di suoi seguaci prese le distanze dalla sua decisione di appoggiare una riforma della chiesa lenta e affidata allo Stato.
La pratica del battesimo ai soli adulti, che ne facessero richiesta, si rifaceva al Nuovo Testamento (Marco 16:16: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato») e favoriva una chiesa di soli professanti contro una moltitudinista.
Tendeva, quindi, a disgiungere l’identificazione (allora normale sia nei Paesi cattolici, sia in quelli protestanti) tra comunità politica e comunità di fede, con una più netta separazione tra Stato e Chiesa. Ciò spiega le frequenti persecuzioni a cui il movimento andò incontro.

Congrezionalismo

Organizzazione ecclesiastica che privilegia l’autonomia spirituale e finanziaria delle chiese locali (congregazioni), le quali eleggono il proprio pastore.

Episcopalismo

Organizzazione ecclesiastica con una struttura gerarchica di vescovi che nominano altri vescovi, i presbiteri e i diaconi. A livello territoriale si articola in diocesi, formate da parrocchie.

Giustificazione

Il significato biblico di «giustificare» (ebraico: «sâdêq» – greco: «dikaioô») è «pronunciare giusto, accettare e trattare come giusto».
La dottrina della giustificazione determina il carattere del Cristianesimo come religione di grazia e di fede. Essa definisce il significato salvifico della vita e della morte di Cristo, collegandole entrambe alla legge di Dio (Romani 3:22-24; 5:15-17). Chiarisce cos’è fede, cioè il credere nella morte espiatrice di Cristo e nella sua resurrezione giustificante (Romani 4:23; 10:9-10).
La giustificazione ha due aspetti. Da una parte, significa perdono, remissione e non imputazione di tutti i peccati, riconciliazione con Dio e fine della sua ira (Atti 13:39; Romani 4:6; II Corinzi 5:19). Dall’altra, significa il conferimento dello status di giusto e delle benedizioni promesse al giusto in termini di adozione e di eredità.
La giustificazione significa il riposizionamento permanente in uno stato di favore e di privilegio, così come il perdono completo dei peccati.
La giustificazione è gratuita, cioè totalmente immeritevole (Romani 3:23-25): Gesù ci giustifica mediante il suo sangue e la sua pura grazia (Tito 3:7).
Il concetto di «giustificazione per fede» è alla base della Riforma protestante, inquanto cardine fondamentale della riflessione teologica di Lutero. Molto esplicativa a tal proposito è la stessa testimonianza del riformatore tedesco:
«Mentre meditavo giorno e notte ed esaminavo il concatenamento delle parole seguenti: “La giustizia di Dio è rivelata in esso (cioè nell’evangelo) da fede a fede come è scritto: il giusto vivrà per fede”, cominciai a capire che la giustizia di Dio è quella per la quale il giusto vive per il dono di Dio, cioè per la fede, e che la giustizia di Dio significa qui la giustizia che Dio dona, per mezzo della quale il giusto “vive”, se ha fede. Il senso della frase è dunque questo: l’evangelo ci rivela sì la giustizia di Dio, ma la giustizia passiva, per mezzo della quale Dio, nella sua misericordia, ci giustifica mediante la fede, come è scritto: “il giusto vivrà per fede”. A questo punto mi sentii rinascere, e mi parve che si spalancassero per me molte porte del paradiso. Cominciai a percorrere le Scritture, e notai altri termini che si dovevano spiegare in modo analogo: l’opera di Dio, cioè l’opera che egli compie in noi; la potenza di Dio, mediante la quale egli ci dà forza; la salvezza, la gloria di Dio. Come avevo odiato prima l’espressione giustizia di Dio, altrettanto amavo ed esaltavo ora quella parola dolcissima. Così quel passo di Paolo divenne per me la porta del paradiso».

Indulgenza

Nella dottrina cattolica, il termine serve a indicare il condono totale o parziale della pena temporale che andrebbe scontata in purgatorio. Questa remissione della pena viene concessa in cambio di prestazioni richieste al credente (partecipazione a una crociata, partecipazione a un Anno santo, un’offerta…) attingendo al «tesoro dei meriti», cioè un deposito di buone opere di Cristo e dei santi, di cui il papa sarebbe il custode.

Nicodemismo

Indica la pratica di quei protestanti nascosti che esternamente seguivano i dettami della chiesa cattolica per non essere perseguitati. Il termine, coniato da Calvino, deriva da Nicodemo, un capo fariseo, che va a trovare Gesù di nascosto in piena notte (Vangelo di Giovanni, cap. 3).

Presbiterianesimo

Organizzazione ecclessiastica basata su un ordinamento gerarchico di concistori e sinodi, composti da membri anziani («presbiteri») consacrati e laici, eletti dalla comunità e confermati dal corpo regionale degli anziani («presbiterio»).

Protestante

Il termine deriva dalla parola latina con cui si apriva la dichiarazione presentata alla seconda Dieta di Spira (1529) dai principi tedeschi che avevano abbracciato le posizioni di Lutero. Essi rivendicavano il diritto alla libera predicazione evangelica, iniziando con l’affermazione: «Dichiariamo solennemente [protestamur] dinanzi a Dio nostro unico Creatore, Redentore, Salvatore, il quale un giorno ci chiamerà in giudizio e davanti a tutti gli uomini, che non siamo in alcun modo disposti ad accettare un’imposizione contraria a Dio, alla sua Parola, alla nostra coscienza e alla salvezza delle anime nostre».

Relapso

Il termine indica chi è caduto una seconda volta nell’eresia. Se dopo una prima abiura davanti all’inquisitore, si veniva scoperti di nuovo ad aderire a dottrine eterodosse, la probabilità di condanna a morte diventava molto alta.

Salvezza per grazia

Dono gratuito di Dio per il peccato di tutta l’umanità passata, presente e futura. In Cristo Gesù, unico mediatore tra Dio e l’uomo (stabilito da Dio), con la sua morte in croce e la sua resurrezione, unico e perfetto sacrificio fatto per amore verso l’uomo peccatore, per fede si ottiene così il perdono gratuito (=GRAZIA) di tutti i peccati e, come scritto, la vita eterna. La grazia è venuta per mezzo di Gesù Cristo (Giovanni 1:17) Luca 23:39-43, Atti 4:10-12, Romani 3:21-27, Efesini 2:7-10

Scisma

Questo termine, che traduce il greco «schisma» (sfacceture, scissione, divisione) è presente otto volte negli scritti del Nuovo Testamento: ciò determina, com’è ovvio, il suo significato teologico.
È necessario, in primo luogo, operare un importante chiarimento: «scisma» ed «eresia» sono vocaboli distinti, tali cioè da non poter essere usati in modo intercambiabile (come invece generalmente avviene nell’immaginario collettivo).
Lo scisma è una divisione di una chiesa da un’altra per motivi contingenti (politici, organizzativi, etc.), senza una messa in discussione della dottrina. Le due chiese, pur separatesi, continuano ad avere lo stesso credo. Ad esempio, le chiese nate da Lutero, da Calvino, da Zwigli e dagli anabattisti erano «riformate», derivanti, per prima cosa, da una profonda revisione della dottrina alla luce delle Scritture. Invece, la divisione della chiesa anglicana dalla chiesa cattolica voluta da Enrico VIII si è configurata come un semplice «scisma», in cui, per ragioni prettamente dinastiche, la chiesa è stata passata sotto l’autorità del sovrano, mantenendo però le dottrine e il culto della chiesa di Roma.

Tra i vari scismi verificatisi nella storia del Cristianesimo, si ricordano soprattutto:

Scisma donatista. Avvenne nell’Africa proconsolare, agli inizi del IV secolo. Tutto scaturì da una questione etica che, subito dopo la persecuzione messa in atto dall’imperatore Diocleziano, fu sollevato da un certo Donato di Casae Nigree.

Scisma greco. Riguardò la chiesa d’Occidente e quella d’Oriente. Nonostante le loro relazioni fossero risultate problematiche fin dalla metà del II secolo con la controversia sulla data della celebrazione della Pasqua, la causa dello scisma risiedeva nella progressiva e sempre più marcata contrapposizione di potere (anche politico) tra Roma e Costantinopoli, la città che Costantino aveva eletto a nuova capitale dell’Impero.

Grande scisma. Si consumò tra il XIV e il XV secolo. Nel 1378, subito dopo la morte di Gregorio XI, si ebbe l’elezione di due papi: uno a Roma, l’altezzoso Urbano VI (8 aprile); l’altro ad Avignone, il ginevrino Clemente VII (20 settembre). Al papa italico succedettero, nel giro di pochi anni, Bonifacio IX (1389-1404), Innocenzo VII (1404-1046) e Gregorio XII (1406-1415). A quello francese, invece, succedette Benedetto XIII (1394-1417). Nel 1409, il concilio di Pisa, intendendo mettere fine al «grande scisma» depose sia Gregorio XII sia Benedetto XIII ed elesse Alessandro V: a quel punto, paradossalmente, la chiesa cattolica aveva tre papi. La soluzione del problema arrivò solo nel 1417, durante il Concilio di Costanza, quando fu eletto papa Oddone Colonna, il quale assunse il nome di Martino V.

Sola

Vengono chiamati i 5 sola della Riforma cinque formule latine, che sintetizzano princìpi fondamentali a cui si richiamano le diverse chiese nate dalla Riforma, al di là delle differenze su questioni minori. Questi princìpi sono:

sola Scriptura (“con la sola Scrittura”): la dottrina vincolante per il credente è contenuta nella sola Bibbia, senza tradizione o magistero come nella chiesa cattolica romana;
sola fide (“per sola fede”): la giustificazione avviene per sola fede, senza opere;
sola gratia (“per sola grazia”): la salvezza avviene solo per un atto di grazia da parte di Dio, senza meriti da parte del peccatore;
solus Christus (“soltanto Cristo”): Gesù è l’unico Salvatore e l’unico mediatore tra Dio e gli uomini;
soli Deo gloria (“solo alla gloria di Dio”): solo Dio è degno di ogni gloria e onore

Trinità

La dottrina della Trinità afferma che:

– Dio è in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo;
– ognuna di queste Persone è pienamente Dio;
– Dio è uno solo.

Le tre Persone della Trinità non sono né tre divinità distinte (politeismo), né tre aspetti della medesima divinità (modalismo).
Il termine «Trinità» fu coniato da Tertulliano (II secolo d.C.) per esprimere la dottrina presente nella Bibbia e fu precisato con il concilio di Nicea (325).
La dottrina della Trinità è fondamentale e biblica nelle chiese ortodosse, cattolica e da quelle nate dalla riforma protestante. Tuttavia, non sono mai mancate nella storia eresie antitriniatrie che, vista la complessità della dottrina, l’hanno rifiutata, come, ad esempio, gli ariani, i mormoni, i testimoni di Geova.

Valdesi

Il movimento valdese nasce nel XII secolo, quando Pietro Valdo, mercante lionese, decise di vivere la propria fede cristiana nella sua purezza primitiva. I «poveri di Lione», suoi discepoli, si impegnarono nel rinnovamento della chiesa, rivendicando il diritto alla predicazione a tutti i credenti. Pur scomunicati, si diffusero in Europa e nel Nord Italia. Si mantennero attivi, sia pure in forma clandestina, in molte regioni europee fino alla Riforma protestante del XVI secolo. Nel 1532 aderirono alla Riforma protestante calvistinista e nei secoli successivi riuscirono a sopravvivere nelle valli valdesi in Piemonte.

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