«...in Modena ve ne sono molti altri del suo parere et che tengono le medesime oppenioni che lui tiene, gli quali si vanno confortando l’un l’altro con darsi speranza che un giorno si debba predicare la verità evangelica, tanto tempo fa perseguitata et occultata…»
Queste parole sono tratte dal processo dell’Inquisizione a carico del conte Giovanni Rangoni nel 1566. La numerosa comunità evangelica modenese (la più vasta in Italia nel Cinquecento, secondo lo studioso Antonio Rotondò), riunita in piccoli gruppi, cercava cautamente di vivere secondo il proprio credo nella speranza un giorno di avere la libertà di culto.
Nei quattro anni successivi, essa fu invece definitivamente eliminata dall’intervento del Sant’Uffizio: i capi del movimento furono costretti a fuggire all’estero, i credenti più semplici vennero condannati all’abiura, alla prigione o alla galera e vi fu anche un rogo in città.
Di quel movimento evangelico, nei secoli successivi, si cercò di cancellare anche la memoria storica. Per tentare di "liberare" Modena dalla fama di città «infetta» e «meggia luterana», furono persino manomessi dei documenti.
La prima parziale libertà di culto, a seguito dell’annessione di Modena al Regno d’Italia, e poi quella piena, prevista dall’attuale Costituzione della Repubblica, hanno permesso la predicazione in città e la nascita di nuove chiese evangeliche, finalmente libere di riunirsi alla luce del sole. Così si è realizzata, in un certo senso, la speranza dei credenti del Cinquecento.
Nel desiderio di rendere più nota questa storia, la Chiesa Cristiana "Dei Fratelli" di Modena, Via Dittorio, 14, ha realizzato questo archivio con l’intento di fornire informazioni e materiale utile a tutti coloro che (professori, studenti o - perché no? - semplici cittadini) desiderino conoscere e studiare l’argomento. Il materiale raccolto non ha carattere confessionale, ma prettamente storico.
Ci piacerebbe avere scambio proficuo di notizie e informazioni, vi invitiamo pertanto a contattarci via mail.