GLOSSARIO

  • AA. VV., La Riforma nelle terre estensi. Vicende e personaggi del Cinquecento tra Ferrara, Modena e Reggio, 2018
    Numero monografico della rivista i «Quaderni del Ducati» dell’associazione storica modenese Terra e Identità, in occasione dei 500 anni della Riforma protestante. Il volume molto ampio (più di trecento pagine), a cura di Roberta Iotti, parecchi saggi storici di autori di diversi orientamenti su persone, movimenti e arte legati in qualche modo alla Riforma o alla Controriforma nello Sato Estense.
  • AA.VV., Il Cimitero di San Cataldo a Modena, Franco Cosimo Panini, 2012
    Preparata in occasione delle 20° edizione delle Giornate di Primavera a favore del FAI, si tratta di una guida al cimitero monumentale ottocentesco di Modena.
    Per quanto riguarda la storia degli evangelici a Modena, vanno segnalate le pagg. 90-94, a cura di G. Squadrini e M. Selmi, dedicate alla storia dell’area evangelica del cimitero.
  • Al Kalak Matteo, Il riformatore dimenticato. Egidio Foscarari tra Inquisizione, concilio e governo pastorale (1512-1564), Il Mulino, Bologna, 2016
    Il libro ripercorre la vita di Egidio Foscarari, dalla formazione nel convento bolognese di San Domenico alla morte nel 1564 e oltre, con un capitolo dedicato a come fu ricordato nei decenni successivi.
    Foscarari fu maestro del Sacro Palazzo, quindi vescovo di Modena dal 1550 alla morte. Fu inquisito, poi, prosciolto, prese parte al Concilio di Trento. Partecipò alla stesura del primo Indice romano dei libri proibiti, alla revisione e apporovazione degli Esercizi d’Ignazio di Loyola, alla stesura del Catechismo e alla revisione del Breviario e del Messale. Si adoperò per una riforma della chiesa cattolica che s’incentrasse sulla moralizzazione del clero, l’aiuto ai poveri, la residenza dei vescovi nelle proprie diocesi e un atteggiamento di dialogo mite con gli eterodossi.
    Foscarari incarnava l’idea di una riforma della chiesa fondata sui vescovi, quali buoni pastori attivi e miti. La sua immagine di vescovo esemplare, impegnato al servizio della chiesa, era presente soprattutto nel ricordo di vescovi che, a loro volta, sono ricordati per aver esercitato con rigore e impegno il loro ruolo. Tuttavia, questa immagine positiva non poteva essere condivisa da coloro che premevano per una riforma della chiesa guidata dal pontefice romano e dal Sant’Ufficio, a causa dei metodi concilianti di Foscarari con gli eterodossi. La damnatio memoriae di cui fu vittima si spiega con la sostanziale vittoria di questa seconda fazione sulla rappresentazione dell’operato del vescovo.
    Le vicende tracciate dal libro si presentano interessanti non solo per la conoscenza di una figura di spicco del Cinquecento, ma anche perché la sua vicenda mette in luce retroscena e passaggi importanti della storia di questo periodo, soprattutto le diverse proposte di riforma che rivaleggiavano all’interno della chiesa cattolica (in particolare quella incentrata sui vescovi, di cui Foscarari fu esponente di rilievo, per come cercò di esercitare il suo ruolo a Modena).
    Per quanto attiene strettamente all’eterodossia modenese, si segnalano di particolare interesse i seguenti paragrafi: «La predicazione: il caso Bagnacavallo» (pp. 138-148); «Il controllo dell’eresia» (pp. 155-166); «La diffusione di opere a stampa» (pp. 166-175).
  • Al Kalak Matteo, L’eresia dei fratelli. Una comunità eterodossa nella Modena del Cinquecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2011
    Il libro di Al Kalak si inserisce nella serie di studi che l’autore da diversi anni sta conducendo sulla storia della chiesa modenese nel Cinquecento.
    Come si evince dal titolo, il testo affronta soprattutto il periodo della «Comunità dei fratelli» (il periodo tra il 1545 e il 1570 circa), inqudrandoli però anche alla luce dell’Accademia e seguendo i successivi strascichi giudiziari.
    I temi affrontati riguardano molti aspetti della comunità: l’origine, la composizione, l’organizzazione, i libri, le dottrine e i rapporti con i sacramenti. È dato ampio spazio anche alle strategie difensive degli eterodossi davanti al Tribunale dell’Inquisizione, alle controffensive degli inquisitori e al ruolo di mediazione e compromesso svolto dalle autorità civili (Corte estense e Conservatori). Un ultimo capitolo è dedicato ai metodi di sorveglianza adottati dall’Inquisizione, negli anni successivi alla distruzione della comunità dei «fratelli». La ricerca è esaustiva e ricca e c’è quindi da scommettere che, nei prossimi decenni, questo libro rimarrà un testo fondamentale per ogni ricerca sull’argomento.
    Pur essendo, come le altre opere dell’autore, uno scritto specialistico, la lettura si presenta abbastanza scorrevole e, perciò, indicata anche per i non «addetti ai lavori». Spiace solo l’uso continuo dei termini eretici ed eresia, pesanti in termini di giudizio implicito, a scapito dei più neutri eterodossi ed eterodossia.
  • Al Kalak Matteo, Storia della Chiesa di Modena dal Medioevo all’Età contemporanea. Profili di vescovi modenesi dal IX al XVIII secolo, Poligrafico Mucchi, Modena, 2006
    Il testo segue la biografia e le scelte pastorali di undici vescovi modenesi tra il medioevo e l’inizio del periodo napoleonico. Per la storia della Riforma, è da segnalare il capitolo dedicato ad Egidio Foscarari.
  • Al Kalak Matteo, La città di tutte l’heresie. Attuazione e divulgazione del Concilio di Trento a Modena (1536-1627), Poligrafico Mucchi, Modena, 2005
    Il libro affronta i provvedimenti attuati nella diocesi di Modena a partire dal 1563, a seguito delle direttive fornite dal Concilio di Trento, con particolare riguardo ai sinodi, alle visite pastorali, alla creazione degli archivi parocchiali e alla fondazione dei seminari.
    Nell’introduzione e nel capitolo dedicato all’Inquisizione, si trovano anche informazioni sul movimento eterodosso.
    In tutti i capitoli e in appendice si trovano ampie trascrizioni dei documenti.
  • Al Kalak Matteo, Gli eretici di Modena. Fede e potere alla metà del Cinquecento, Mursia, Milano, 2008
    Questo libro affronta diversi aspetti legati al movimento eterodosso modenese: la presenza di elementi radicali, il ruolo delle donne, i rapporti tra vescovi e Capitolo, il controllo sul vescovo durante la Controriforma.
    Il testo si presenta nel complesso un po’ disorganico, perché ogni capitolo tende a fare da saggio a sé stante, senza essere particolarmente legato agli altri in una trama complessiva. Tuttavia, le ricerche effettuate sono tutte molto interessanti e particolarmente originale risulta quello sulle donne, argomento mai approfondito prima per quanto riguarda Modena. Da segnalare anche una ampia sezione dedicata alla trascrizione di alcuni documenti utilizzati nello studio.
    Utile anche la postfazione di Marco Cattini, che traccia il profilo economico e sociale della città nel Cinquecento.
  • An. (a cura di Cesare Bianco, introduzione di J. Trapman), Il Sommario della Santa Scrittura e l’ordinario dei cristiani, Claudiana, Torino, 1988
    Si tratta di uno dei classici della Riforma italiana. Il libro aveva la forma di manuale di vita cristiana rivolto a tutti, ma soprattutto ai laici. In esso, infatti, era forte la polemica contro il formalismo ecclesiastico, mentre la vita quotidiana dei lavoratori veniva considerata la più cristiana possibile.
    Nell’edizione della Claudiana vi è un’interessante di Cesare Bianco sulla diffusione del testo, fra cui diverse informazioni riguardo ad episodi accaduti a Modena, in particolare la famosa predica di Serafino da Fermo e la conseguente parodia ad opera dell’Accademia.
  • Benedetto da Mantova, Marcantonio Flaminio (introduzione e note a cura di Salvatore Caponetto), Il Beneficio di Cristo, Claudiana, Torino, 1975
    Questo testo, opera del benedettino cassinese Benedetto Fontanini da Mantova e di Marco Antonio Flaminio, fu scritto nel 1542 e divenne presto il testo classico dello spiritualismo italiano. In esso gli autori trovavano il principio fondante della chiesa cristiana nella comunità invisibile di eletti che avevano posto la loro fede nel «beneficio di Cristo», cioè nel sacrificio della croce che li incorporava nella morte e nella resurrezione del Signore. Questa «chiesa degli eletti di Dio» trascendeva i confini delle diverse denominazioni e a essa gli autori si rivolgevano.
    Fu un vero best-sellers del Cinquecento italiano e compariva praticamente sempre nelle testimonianze giudiziarie a carico degli eterodossi. Definito eretico già nel 1544, fu oggetto di un accanimento inquisitoriale particolarmente duro, che portò alla distruzione di quasi tutte le copie.
    L’edizione della Claudiana presenta un’interessante introduzione di Salvatore Caponetto che ripercorre i contenuti e la storia del libro.
  • Bianchi Tommaso (detto Lancillotti), Cronaca modenese, in Monumenti di storia patria. Serie delle cronache, Vol. XII, Parma, 1862-1884
    Tommasino de’ Bianchi, detto il Lancellotti, era un borghese in ascesa che, interessato alla vita pubblica cittadina, annotò per un periodo lunghissimo, dal 1503 al dicembre del 1554, gli avvenimenti più interessanti avvenuti a Modena. Cattolico ortodosso, che però non risparmiava critiche ai religiosi, diede ampio spazio alle manifestazioni di eterodossia. La sua cronaca costituisce perciò un’interessante documentazione sui fermenti religiosi dell’epoca.
    Purtroppo, però, l’opera non ci è arrivata intatta: infatti, presso la Biblioteca Universitaria Estense, dove si conserva l’originale, mancano i volumi dal 1543 all’aprile del 1545, almeno a partire dalla fine del ‘700. Inoltre, i testi presentano alcune cancellature, in corrispondenza dei nomi di eterodossi modenesi illustri. Nell’edizione della Cronaca della Biblioteca Estense, edito su incarico della Reale Deputazione di Storia Patria delle Provincie Modenesi, Carlo Borghi supplì parzialmente grazie ad una trascrizione riassunta dello Spaccini della fine del ‘500, che si conserva presso l’Archivio Comunale di Modena. La misteriosa sparizione dei volumi, entro questo intervallo di tempo, venne spiegata dal Tiraboschi con la volontà di alcune famiglie importanti di occultare tracce di luteranesimo dal loro passato. Il Cavazzuti attribuì le gravi manomissioni addirittura al Muratori, che fu bibliotecario all’Estense dal 1700 al 1750.
    Nonostante ciò, queste cronache sono indispensabili alla ricerca storica, per l’importanza degli avvenimenti narrati, tanto è vero che si trovano citate in quasi tutti gli studi che si occupano di eterodossia modenese.
  • Bianco Cesare, Bartolomeo della Pergola e la sua predicazione eterodossa a Modena nel 1544, in Bollettino della Società di Studi Valdesi, 151, Società di Studi Valdesi, Torre Pelice (To), Luglio 1982
    Questo articolo descrive in maniera dettagliata la predicazione di Bartolomeo della Pergola a Modena nel 1543 e le successive vicende giudiziarie, compresa la ritrattazione in duomo.
    E’ particolarmente interessante sia per il ruolo che il Morone ebbe in tutta la vicenda, sia per i riflessi che quella predicazione ebbe sull’adesione al movimento eterodosso.
    Il bollettino è acquistabile anche tramite il sito della Società di studi storici valdesi.
  • Bianco Cesare, La comunità di «fratelli» nel movimento ereticale modenese del ‘500, in Rivista Storica Italiana, Vol. XCII, fasc. II-IV, pagg. 621-679, 1980
    Questo lungo articolo, apparso sulla Rivista Storica Italiana, è di fondamentale importanza per lo studio del movimento eterodosso modenese tra il 1545 ed il 1570.
    Attraverso l’analisi di numerosi processi inquisitoriali, vengono definite la composizione e le caratteristiche della comunità riformata, che viveva clandestinamente a Modena. Attraverso un’ampia panoramica, vengono analizzati tutti gli aspetti fondamentali: la composizione sociale, il credo, l’organizzazione, il tipo di culto celebrato, i testi letti e i metodi di proselitismo.
  • Biondi Albano, La cultura a Modena tra Umanesimo e Controriforma, in Storia illustrata di Modena (a cura di Gollinelli Paolo e Muzzoli Giuliano), Vol II, pagg. 521-560, Nuova editoriale AIEP, Modena, 1990-1991
    Sezione di un’opera enciclopedica, in cui si affrontano vari aspetti della vita culturale modenese nel Cinquecento, tra cui l’Accademia del Grillenzoni che, nata come circolo letterario, finì per diventare gruppo di avanguardia nel tentativo di riformare la chiesa.
  • Biondi Albano, Tommasino Lancellotti, la città e la chiesa a Modena (1537-1554), in Contributi, II, n. 3, pagg. 43-61, Gennaio-Giugno 1978
    Questo articolo si presenta come un’illustrazione dell’interessante cronaca del Lancillotti, borghese in ascesa che, interessato alla vita pubblica cittadina, annotò per un periodo lunghissimo, dal 1503 al dicembre del 1554, gli avvenimenti più interessanti avvenuti a Modena. In modo particolare, si analizzano le vicende legate ai problemi religiosi.
  • Biondi Albano, Streghe ed eretici nei domini estensi all’epoca dell’Ariosto. Atti del convegno società e cultura al tempo di Ludovico Ariosto (Reggio E.- Ferrara, 22-26/10/1975), in Il Rinascimento nelle corti padane. Società e Cultura., Bari, 1977
    Quest’articolo è suddiviso sostanzialmente a metà. Nella prima parte, viene affrontata la situazione modenese del Cinquecento relativamente alla stregoneria. Nella seconda, si sofferma sul movimento eterodosso, di cui ripercorre velocemente tutta la storia.
    Può essere utile, in modo particolare integrandolo con l’articolo di Cesare Bianco: La comunità di «fratelli» nel movimento ereticale modenese del ‘500.
  • Bitassi Irene, I protestanti di Modena (1536-1571), Il Fiorino, Modena, 2010Negli ultimi decenni, le numerose ricerche storiche ad opera di Cesare Bianco, Salvatore Caponetto, Massimo Firpo, Anotonio Rotondò, Susanna Peyronel Rambaldi e recentemente di Matteo Al Kalak hanno fornito prova che a Modena vi fu una delle più organizzate comunità evangeliche del Cinquecento. I loro studi hanno seguito il percorso di questo movimento, dalle prime istanze di riforma pensata ancora all’interno della chiesa cattolica all’organizzazione di una comunità clandestina, mettendo in luce una complessa rete di solidarietà familiari, sociali ed economiche tra eterodossi e poteri cittadini. Particolare rilievo è stato dato anche all’intrecciarsi delle vicende locali con la grande Storia, soprattutto con la «guerra civile» nella chiesa romana tra il partito degli spirituali e quello degli intransigenti.Il quadro complessivo, che esce dallo studio di queste ricerche, è molto ricco. Ci restituisce l’immagine di una città che visse la Riforma in un momento sia di rinascita umanistica delle lettere, sia di tumultuosi cambiamenti sociali. L’economia era in grande sviluppo, soprattutto grazie alla speculazione edilizia e all’arte della lana, ma contemporaneamente i contadini scappati dalle campagne venivano a soffrire la fame in una città, le cui opere pie non erano preparate a sovvenire tanti poveri. Il duca estense si barcamenava, tentando di conservare il potere, messo in pericolo da una parte dall’interferenza di Roma e dall’altra dalle autorità cittadine gelose della propria indipendenza. Le speranze di cambiamento si focalizzarono sul tema della riforma della chiesa e il vescovo Morone, che avrebbe dovuto garantire l’ortodossia, venne additato a sua volta come luterano dall’opinione pubblica.Insomma, una storia complessa e affascinante, che meriterebbe di essere conosciuta dai modenesi, quale parte importante della loro identità. Ma un pezzo della storia della città per secoli rimossa e nascosta come vergognosa, al punto che documenti e opere originali sono stati di proposito alterati nei secoli, per cercare di nascondere tracce di luteranesimo dal passato di famiglie importanti e, soprattutto, della più famosa generazione di intellettuali che Modena abbia avuto: quella di Ludovico Castelvetro, di Filippo Valentini, di Francesco Maria Molza e di Giovanni Bertari, riuniti nell’Accademia del Grillenzoni.Tuttavia, nel complesso degli studi specialistici pubblicati, si avverte la mancanza di un testo riassuntivo, che fornisca al lettore un quadro unitario dello sviluppo del movimento eterodosso modenese nel Cinquecento e che tenti di fornire una periodizzazione delle vicende che si svolsero tra il 1536 e il 1571. Da questa esigenza è nata l’idea di questo compendio di carattere divulgativo.
  • Braglia Gianni, L’Inquisizione a Modena nell’età moderna. Benevola o crudele?, Edizioni Terra e identità, Modena, 2009
    Il testo ripercorre la storia dell’Inquisizione a Modena, dalla sua istituzione nel Medioevo alla sua soppressione nel 1785. Oltre ai capitoli iniziali e quello conclusivo dedicati alla storia dell’istituzione in generale e ai suoi rapporti di forza con le autorità civili, il libro ripercorre le dinamiche d’intervento del tribunale nei confronti di questioni specifiche, in particolare nei confronti di eterodossi, ebrei e stregoneria.
    Il carattere divulgativo dell’esposizione rende agevole la lettura, nonostante il lungo arco temporale coperto dal testo, permettendo così di avere una prima interessante panoramica dell’attività e del modus operandi del Sant’Uffizio a Modena.
    Per quanto attiene lo studio dell’eterodossia modenese, si segnalano in particolare:

    • nel Capitolo I, i paragrafi «Modena nel Cinquecento: società ed economia» (pp. 17-21) e «1542: con la bolla Licet ab initio nasce l’Inquisizione moderna» (pp. 21-24);
    • nel Capitolo II, i paragrafi «Modena: l’organizzazione politica» (pp. 31-35), «L’Inquisizione, il Consiglio e il Duca» (pp. 35-37), «Il caso Sassi» (pp. 37-39) e «Il movimento eterodosso» (pp. 40-43);
    • tutto il Capitolo III, «La sfida ereticale: il Cinquecento e l’Accademia» (pp. 57-80).
  • Caponetto Salvatore, La Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento, Claudiana, Torino, 1997
    L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti o perché la situazione politica e la reazione inquisitoriale non lo hanno consentito, malgrado una vasta adesione?
    Questo libro, che sintetizza con rigore scientifico un numero elevato di ricerche e di scoperte, si limita a esporre i fatti accertati, offrendo un quadro articolato e molto vasto. È la narrazione documentata dell’influenza esercitata dai riformatori, dall’accettazione della loro dottrina e del tentativo di organizzare chiese alternative, collegate con Ginevra, nella speranza di ottenere libertà di pensiero e di culto. Nel panorama molto ampio offerto dal libro, per uno studio su Modena, è essenziale il capitolo XV, dedicato alla città emiliana e a Mantova. Interessante anche il capitolo XIV, dove si raccontano le vicende legate a Renata di Francia, moglie del duca estense.
  • Caponetto Salvatore, Due opere di Melantone tradotte da Lodovico Castelvetro: «I principii de la theologia di Ippophilo da Terra Negra» e «Dell’autorità della Chiesa e degli scritti degli antichi», in Nuova Rivista Storica, LXX, fasc. III-IV, pagg. 253-274, 1986
    Come si capisce chiaramente dal titolo, lo scopo principale dell’articolo è dimostrare l’attribuzione al Castevetro di due traduzioni di opere del Melantone: i «Loci Communes» e il «De ecclesiae autoritate». La prima attribuzione è stata contestata già l’anno seguente alla pubblicazione dell’articolo da Silvano Cavazza (Libri in volgare e propaganda eterodossa: Venezia 1543-1547, in Libri, idee e sentimenti religiosi nel Cinquecento italiano, Ferrara-Modena, Panini, 1987).
    Sulla seconda, invece, non sembrano esserci dubbi, essendo, oltretutto, proprio la contestazione di quella traduzione, da parte dell’inquisitore, ad aver costretto il Castelvetro alla fuga all’estero. Oltre alle questioni più «tecniche» sull’attribuzione degli scritti, l’articolo è molto interessante sia per l’analisi del significato che poteva rivestire la traduzione del «De ecclesiae autoritate» all’interno dei dibattiti nell’Accademia del Grillenzoni, sia per la narrazione delle ultime vicende del Castelvetro.
  • Cavazzuti Giuseppe, Ludovico Castelvetro, Antica tipografia Soliani, Modena, 1903
  • Cremonini Patrizia, Misfatti di confine tra ‘500 e ‘700. La lunga mano dell’Inquisizione modenese su terre bolognesi, Maglio Editore, San Giovanni in Persiceto (Bo), marzo 2014
    ll libro è il catalogo della mostra organizzata nella chiesa di Sant’Apollinare a San Giovanni in Persiceto (BO) sulle eresie e magie tra Modena e Bologna, nell’ambito del ciclo di eventi triennali sulla «terra di mezzo», poi replicata e ampliata all’Archivio di Stato di Modena tra il 10 aprile e il 20 settebre 2014.
    Per quanto riguarda la storia dell’eterodossia a Modena, si presenta particolarmente interessante la prima parte (pp. 18-39), dedicata all’Inquisizione: la storia in generale, il funzionamento, i Tribunali di Modena e Bologna.
    Nelle parti successive, tra i fascicoli processuali, si trova la descrizione della storia di Tommaso Bavellino (pp. 87-89).
    Da segnalare anche, tra gli editti a stampa, la riproduzione dell’editto del 10 febbraio 1568 con cui Pio V pemetteva l cardinal Morone di assolvere chi si presentava a confessare la propria eresia (p. 99), gli editti con gli elenchi dei libri all’Indice del 1° marzo 1606 (p. 101), del 7 settembre 1609 (p. 102) e del 12 novembre 1616 (p. 103).
  • Firpo Massimo, Filippo II, Paolo IV e il processo inquisitoriale del Cardinale Morone, in Rivista Storica Italiana, Vol. XCV, fasc. I, pagg. 5-62, 1983
    In questo articolo, apparso sulla Rivista Storica Italiana, si affronta il processo al Morone, soprattutto nell’ottica degli scopi perseguiti dal Carafa e del ruolo svolto dagli Asburgo nella difesa del cardinale.
  • Firpo Massimo, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento, Laterza, Bari, 1993
    Il libro segue il diffondersi dell’eterodossia nell’Italia del Cinquecento, affrontandone vari aspetti.Il capitolo IV è dedicato a Modena.
  • Firpo Massimo, Gli «spirituali», l’Accademia di Modena e il Formulario di Fede del 1542: controllo del dissenso religioso e nicodemismo, in Rivista di storia e letteratura religiosa, Vol. XX, pagg. 40-111, 1984
    Questo articolo, apparso sulla Rivista Storica Italiana, ripercorre nei dettagli le vicende relative alla firma del Formulario di fede del 1542, analizzandone le motivazioni dal punto di vista del Morone. Contiene inoltre numerosissime informazioni riguardo ad episodi pubblici in fatto di fede accaduti negli anni precedenti la firma e la «conversione» del Morone alla salvezza per grazia degli anni successivi. Si tratta di uno studio molto approfondito di un episodio che contribuì significativamente al passaggio dall’esperienza dell’Accademia alla nascita della comunità dei fratelli.
  • Firpo Massimo – Marcatto Dario, Il primo processo inquisitoriale contro il Cardinale Giovanni Morone (1552-53), in Rivista Storica Italiana, Vol. XCIII, pagg. 71-142, 1981
    L’articolo, apparso sulla Rivista Storica Italiana, ripercorre le tappe del processo al Morone, soprattutto le motivazioni politiche che spinsero il Carafa, una volta divenuto papa, ad inquisire uno dei più stimati cardinali dell’epoca. Particolare attenzione è riservata anche alla fase preparatoria di raccolta delle testimonianze. Viene messa così in luce la lotta intestina alla chiesa cattolica tra gli intransigenti e gli spirituali.
  • Frazzoli Valter, Così lontane, così vicine. Appunti, note e osservazioni sulle cronache modenesi di Tommasino de’ Bianchi detto de’ Lancellotti (1503-1554), Elis Colombini, Modena, Novembre 2004
    Il libro riassume e suddivide per temi le cronache di Tommasino Bianchi, detto de’ Lancellotti, borghese in ascesa che, interessato alla vita pubblica cittadina, annotò per un periodo lunghissimo, dal 1503 al dicembre del 1554, gli avvenimenti più interessanti avvenuti a Modena.
    In questo modo, viene offerto uno spaccato sia della vita quotidiana della città nella prima metà del Cinquecento (dai costumi ai mestieri, dalle feste ai problemi economici), sia dei grandi eventi storici come vennero conosciuti e vissuti dai modenesi.
    Alcuni capitoli sono dedicati anche alle questioni religiose. In particolare nella sezione I grandi eventi, i capitoli 6.2 («…mi spiacciono maximamente li otiosi, li ignoranti, & li hippocriti…», pagg.303-311) e 6.3 («…li 41 capituli…», pagg.311-317) sono dedicati all’eterodossia a Modena.
  • Peyronel Susanna, Speranze e crisi nel Cinquecento Modenese. Tensioni religiose e vita cittadina ai tempi di Giovanni Morone, Franco Angeli Editore, Milano, 1979
    Il libro fa un’analisi accurata dell’aspettativa di riforme religiose nella Modena del primo Cinquecento, analizzando sia i problemi posti, sia il tentativo di riforme attuate nel primo vescovato di Morone.Si analizzano i rapporti tra cittadinanza e chiesa, la gestione del Capitolo e l’attribuzione dei benefici ecclesiastici, la situazione dei conventi femminili e l’importanza della predicazione.Viene messo in particolare rilievo la difficoltà sia dell’autorità religiosa, sia di quella politica di ridefinire in ogni ambito i confini del proprio potere e di farlo rispettare nel proprio ambito.Nell’ultimo capitolo, viene presentata la prima fase del movimento eterodosso modenese ed in particolare l’Accademia del Grillenzoni.
  • Roncaccia Alberto, Ludovico Castelvetro e Filippo Valentini in due sonetti di corrispondenza, in Italique, 5, Ginevra, 2002
    L’articolo analizza una corrispondenza in forma di due sonetti di argomento religioso tra Ludovico Castelvetro e Filippo Valentini.
  • Rotondò Antonio, Atteggiamenti della vita morale italiana del Cinquecento. La pratica nicomeditica, in Rivista Storica Italiana, LXXIX, pagg. 991-1030, 1967
    L’articolo analizza la pratica nicomeditica tra gli eterodossi italiani del Cinquecento e il dibattito correlato. Nelle pagine 1023-1030, si analizzano la situazione e gli atteggiamenti di alcuni eterodossi modenesi.
  • Stenbock Evelyn, Italy. The land of searching hearts. The story of Arthur and Erma Wiens and the need for the gospel in Italy, Christian Focus Publications, Great Britain, 2000
    Si tratta della biografia dei coniugi Arthur ed Erma Wiens, missionari americani, che nel dopoguerra hanno contribuito alla nascita e all’espansione della chiesa evangelica modenese, attraverso la testimonianza diretta, corsi biblici per corrispondenza, calendari, pubblicazioni per bambini e trasmissioni radiofoniche. Il libro, nel seguire la loro storia, fornisce molte indicazioni interessanti sulla crescita e le attività della chiesa «dei fratelli» che attualmente si riunisce in via Di Vittorio.
    Il testo (fuori stampa) è edito da una casa editrice cristiana inglese ed è disponibile solo in lingua originale.
  • Trenti Giuseppe, I processi del tribunale dell’Inquisizione di Modena. Inventario generale analitico (1489-1784), Aedes muratoriana, Modena, 2003
    Questo volume è fondamentale se si vuole accedere all’Archivio dell’Inquisizione di Modena ed è stato redatto dal dott. Trenti che n’è stato l’archivista per decenni. Si tratta dell’indice analitico delle cause aperte, con la catalogazione anche delle imputazioni, del luogo dove è stato commesso il reato, indicazioni di sentenza e di eventuale applicazione della tortura. Oltre alla suddivisione per buste, sono riportate anche l’indice degli inquisiti e dei luoghi, nonché un’appendice con altre informazioni.
    Molto interessante anche il capitolo introduttivo sulla storia dell’Inquisizione a Modena e del Fondo.
  • Valentini Filippo, Il principe fanciullo. Trattato inedito dedicato a Renata ed Ercole II d’Este (Introduzione e note a cura di Lucia Felici), Olschki, Firenze, 2000
    Il trattato, rimasto inedito, di Filippo Valentini fu presentato al duca Ercole II d’Este e a sua moglie, Renata di Francia (nota calvinista). In questo testo, l’accademico illustrava il percorso educativo, dai cinque anni alla maturità, che, a suo parere, avrebbe dovuto formare il futuro sovrano.Figura centrale del libro era il «governatore», cioè il precettore. Persona di elevate qualità morali, ispirato e sorretto da Dio, egli doveva, attraverso un esempio e una dedizione costante, formare un buon sovrano e quindi rendere un grande servizio allo Stato.
    Attraverso una disamina dei vari aspetti dell’educazione e dei metodi per porla in atto, venivano messe in luce alcune virtù fondamentali, che il giovane principe doveva acquisire. Per quanto riguardava l’educazione religiosa, la proposta del trattato risentiva chiaramente delle idee riformate del suo autore. Alla struttura salvifica della chiesa romana si sostituiva la sola fede nel sacrificio di Cristo, che più volte tornava nell’opera. Il testo delineava insomma un progetto politico abbastanza chiaro, in cui, attraverso l’educazione alla virtù del giovane sovrano, si sarebbe dovuti giungere al miglioramento dello Stato stesso, fondandolo sulla pace e la giustizia. L’educazione religiosa, d’ispirazione protestante, avrebbe dovuto portare all’attuazione dell’auspicata riforma. La prospettiva da cui muoveva il Valentini era umanistica, nell’idea di poter realizzare una società più razionale e orientare il corso della storia attraverso l’educazione. Il trattato si poneva, quindi, come un testo di impegno civile e religioso.
    La lunghissima introduzione (oltre 150 pagine) di Lucia Felici costituisce una vera e propria biografia del Valentini con parecchie informazioni molto interessanti.

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